ho intinto la testa del pesce spada nell’inchiostro blu mare. la macchia s’è fatta parole sul foglio di carta appena pescato. io non ho fatto nulla, limitandomi a sgorgare.

sono piccola ma non sono ancora niente.
quando arrivi? torni?  non ti dico che ti amo ma la notte quando dormi ti solleverei la pelle come fossi un tappeto e spierei la tua strana consistenza.
parli? io sento sì sento che misuri col tempo le distanze. trabocco perchè il tempo è solo acqua e noi  invece solo soli.
camminiamo lenti sul fondo, abitiamo gli abissi con le sue meduse lampadine e gli estranei sommozzatori. lo so perchè quando ritorno a casa tu mi baci la bocca e dici ” è asciutta” e allora io bevo ogni pozzanghera, sudore, lacrima.  ho sete comunque ce l’avrò per sempre ma mentre mi guardi e rincorri il deserto trovi terra terra e ancora e non sai più nulla.
lo so che sto cambiando nei tuoi  tipregoresta ma è questo quel che ho: una burrasca, la tempesta?
è tutto, sul serio       il resto è mio e basta e più nemmeno una parola.
perchè il destino è contorto e io so leggere soltanto le mani.

“Non sono niente. Non sarò mai niente. Non posso volere d’essere niente. A parte questo, ho in me tutti i sogni del mondo”. – Pessoa